Genova ch’è tutto dire - immagini per “Litania “ di Giorgio Caproni

                                un percorso fotografico della città attraverso la poesia di Caproni e le osservazioni del prof. Surdich

 

Patrizia Traverso, Luigi Surdich GENOVA CH'È TUTTO DIRE

A cent’anni dalla nascita di Giorgio Caproni, una delle sue poesie più note viene riproposta al lettore con un nuovo apparato critico e una galleria di scatti fotografici straordinari.


Nessun poeta ha mai parlato di una città come Giorgio Caproni ha parlato di Genova. Caproni visse a Genova dal 1924 al 1939, cioè dai dodici ai ventisette anni, e ne scrisse per tutta la vita. I novanta mattoni che compongono Litania (tante sono le volte che Caproni vi nomina, quasi per ossessione, la città) costituiscono una mappa di Genova, più approfondita di una radiografia, più lucida di un sogno.


Collana Evoé, 2011

euro 15,00

pp.226

ISBN 978-88-96430-31-6

il secolo XIX

CHE TEMPO CHE FA 
7 gennaio 2012
centenario della nascita di Giorgio Caproni
striscia la notizia
14 gennaio 2012
intervista radiofonica
sabato 21 gennaio 2012
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laRepubblica

laRepubblica - 29 aprile 2012



il cittadino - 2 maggio 2012



Genova ch'è tutto dire. Immagini per Litania di Giorgio Caproni


Mercoledì, 2 Maggio, 2012


In "Genova ch'é tutto dire. Immagini per Litania di Giorgio Caproni", edito da Il Canneto, gli autori Patrizia Traverso e Luigi Surdich hanno voluto celebrare a modo loro, con le loro diverse peculiarità, la grande Litania di Giorgio Caproni e la città di Genova, mirabilmente illustrata dalle strofe della poesia.
Litania, forse la più famosa poesia del poeta genovese, venne scritta probabilmente nel 1952, e racconta la Genova di sessant'anni fa.
Il volume accosta con efficacia ad ogni distico della poesia di Caproni un'accurata spiegazione contenutistica e filologica, e una fotografia della Traverso sempre perfettamente corrispondente a quanto scritto dal poeta.
La fotografia qui, come asseriscono anche gli autori, ha un ruolo di commento aggiuntivo, suggerimento interpretativo, mezzo per creare suggestioni supplementari nel lettore.
Il volume però non si limita ad essere un album fotografico, seppur realmente efficace, su Genova, ma vuole suggerire in chi si accosta alla lettura, nuovi spunti e nuove suggestioni, accostando ai versi, già di per se rappresentativi, i commenti e le immagini che portano ad un quadro più completo e ricco sia dal punto di vista strettamente legato all'interpretazione dei versi, sia dal punto di vista della scelta iconografica.
Immagini a colori e in bianco e nero si accostano fra loro in maniera che non pare programmata o precostituita, restituendo una città bellissima, che alterna i grandi paesaggi ai piccoli particolari, la panoramica dei tetti di ardesia alla vista superba della città che si ha solo dal mare, la maestosità dei monumenti e le piccole stradine in salita.
Nella prefazione, Giuseppe Conte parla di Litania come di un testo chiave nella sua formazione e più in generale nella poesia italiana. "leggendola e rileggendola, mi sembra di rivedere la silhouette magrissima, quasi disincarnata, il volto tormentato del poeta, quell'aria da violinista stralunato, bizzarro, che mi colpì le pochissime volte che lo incontrai.
E ancora, leggendola e rileggendola, si acuisce il mio desiderio di conoscerla, percorrerla, viverla, studiarla, capirne il segreto e il tesoro, più nascosto e antico di quello di San Lorenzo".
E anche il libro stesso, così ricco nelle immagini che presenta, invoglia chi lo legge a conoscere, andare a scoprire Genova, per riscoprirne la bellezza, ritrovarne i dettagli, seguire un itinerario che é lo stesso che seguì Caproni quando accostò i versi per comporre la sua Litania.
La scommessa di Surdich e della Traverso é stata anche quella di riuscire ad accostare ad un testo datato primi anni cinquanta ad immagini scattate sessant'anni dopo: si tratta di una scommessa vinta, perché nulla suona anacronistico, ma anzi invita ad un approccio con la città che unisce le sensazioni del lettore, degli autori del volume, e del grande poeta.

 

Francesca Di Palma

A cent’anni dalla nascita di Giorgio Caproni, Patrizia Traverso e Luigi Surdich ripropongono ai lettori una delle sue poesie più note, con un nuovo apparato critico e una galleria di scatti fotografici straordinari.

 

Con la presentazione del libro “Genova ch’è tutto dire”, Patrizia Traverso leggerà “Litania” mentre scorre la proiezione delle sue fotografie, che nel libro accompagnano ogni distico della poesia nel tentativo di potenziarne il significato suggerendone una un'interpretazione insolita e creando una suggestione inaspettata.

 

Inoltre, Luigi Surdich illustrerà alcuni aspetti dell'opera caproniana, anche a livello stilistico e formale, e racconterà il rapporto del grande poeta con Genova, da lui definita "la sua città dell'anima". Nessun poeta ha mai parlato di una città come Caproni ha parlato di Genova, e la poesia “Litania” costituisce una mappa della città, che lui tanto amava.




Genova ch’è tutto dire

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Il lettore mi perdonerà, spero, se in questa mia disamina mi lascerò prendere dalla nostalgia.
Da genovese ho sempre nutrito un’attrazione particolare nei confronti di Giorgio Caproni, che genovese non era, ma che ha amato e rimato Genova come nessun altro. I versi che il poeta livornese ha dedicato alla sua patria adottiva sono tanti, e meriterebbero forse un bel saggio che li raccogliesse e commentasse, a suggello di un andare poetico che ha fatto del capoluogo ligure un tema importante.
Se si potesse parlare un giorno di capronismo, certamente Genova ne sarebbe un elemento cardine. Mi tolgo immediatamente lo sfizio di rivelare al lettore quali sono i versi, tra quelli che Caproni dedica a Genova, che preferisco:
Quando mi sarò deciso
d’andarci, in paradiso
ci andrò con l’ascensore
di Castelletto, nelle ore
notturne, rubando un poco
di tempo al mio riposo. (L’ascensore)
La poesia, scolpita all’ingresso dell’ascensore che porta alla Spianata Castelletto, nel pieno centro della città, mette in risalto uno degli aspetti più suggestivi di Genova, chiusa tra mare e monti: la verticalità, che si traduce in strette vie che dalla collina scendono ripidissime verso il mare. Sono le creuze, come quella cantata da Fabrizio De André in Creuza de ma. E questo aspetto non sfugge al poeta nemmeno in Litania («Genova verticale,/ vertigine, aria, scale» [vv. 7-8]), lungo poema di 182 versi che si dipana in una serie di distici che, nel loro reiterare la parola Genova, sembrano voler riprodurre la cantilena mugugnona e pietosa della parlata ligure.
Su questo lungo poema è appena uscito per i tipi de Il Canneto editore un libro di Patrizia Traverso e Luigi Surdich dal titolo Genova, ch’è tutto dire.
Il testo si presenta come commento fotografico dei distici caproniani, in un percorso che mette insieme la dotta esegesi di un italianista tra i migliori in circolazione e una fotografa dall’occhio magnetico, in grado di catturare l’istante, anzi gli istanti, di una città in continuo movimento.
La Genova di Caproni, avvertono in prefazione gli autori, è una Genova di molti anni fa e il contrasto con l’immagine contemporanea non solo è voluto, ma è anche ricercato; ciononostante, Genova, seppure fremente come ogni porto di mare, è città immobile che resiste al cambiamento. Così ancora oggi le suggestioni del giovane Caproni degli anni ’40 trovano un riscontro immediato nelle mie e in quelle di chiunque decida di trascorrere nel capoluogo ligure un certo periodo della propria vita: l’attrazione, fatale e inspiegabile, per i caruggi (o carruggi, con r geminata), i vicoli, La città vecchia: «Genova che mi struggi./ Intestini. Carruggi» (vv. 33-34).
Ma se De Andrè sembrava attratto quasi unicamente dal nucleo antico della città (durante un concerto a Roma dichiarò a tal proposito di «avere pochissime idee, in compenso fisse»), Caproni ama uscire dal caos e dalla soffocante vitalità dei vicoli e godere dell’aria e del panorama dei quartieri collinari della città: «Genova tutta tetto./ Macerie. Castelletto. // Genova d’aerei fatti./ Albaro. Borgoratti» (vv. 29-32). Luigi Surdich sottolinea giustamente il contrasto che si crea in entrambi i distici: “Nella logica dei contrasti che governa gran parte dei distici della poesia, Caproni contrappone il desolato richiamo agli effetti terribili della guerra (le macerie) alla nominazione di un quartiere della consolidata borghesia genovese, Castelletto.” (42) La guerra che colpì e distrusse Genova profondamente, aprendo ferite che sopravvivono nei ricordi dei testimoni dell’epoca e dei loro figli e nipoti che da sempre sentono raccontare le storie di quei giorni di follia e d’orrore.
Nel secondo distico il contrasto si genera tra due quartieri collinari, Borgaratti e Albaro, il primo popolare e il secondo residenza della borghesia nuova, a cui Caproni, come prontamente segnala Surdich, aveva dedicato a suo tempo due poesie distinte, Borgoratti in Come un’allegoria e Albaro in Il franco cacciatore.
La Genova di Caproni è anche, anzi soprattutto, una Genova di mare, perché del mare la città è parte: «Genova e così sia,/ mare in un’osteria» (vv. 35-36). Questa città, che di mare odora e si assapora, ce la restituiscono in gran parte le fotografie di Patrizia Traverso, un vero e proprio commento fotografico alla Litania caproniana. A pagina 36, il distico «Genova da intravedere,/ mattoni, ghiaia, scogliere» (vv. 23-24), è affiancato da un’immagine che non può che richiamare al lettore la celebre canzone di De Andrè Il pescatore: un uomo intento a pescare su una scogliera ha di fronte a sé un mare popolato di gabbiani, spoglio all’orizzonte di navi da crociera o mercantili. Il lettore non deve però leggere le componenti di questo testo (immagine, verso e commento) separatamente. Le tre vertenze convergono e restituiscono un tutto omogeneo e coerente, a tal punto da non sapere chi accompagna chi e dove.
Il grado più alto di questa convergenza viene raggiunto alle pagine 106-107, dedicate ai vv. 93-94: «Genova che non mi lascia./ Mia fidanzata. Bagascia», dove la fotografia della Traveso ritrae vico degli Angeli, una via stretta che congiunge la monumentale ed elegante via Garibaldi alla multietnica e angusta via della Maddalena. Sul lato sinistro del caruggio si intravedono figure femminili, prostitute in attesa dei loro clienti. Il contrasto che genera il secondo verso del distico è ricreato nell’immagine e spiegato nell’esegesi di Surdich: “Lo sconcertante contrasto appartiene al gioco di opposizione cui molti dei versi di Litania si consegnano. Ma la radicale antitesi trova forse giustificazione nella prospettiva di un immaginario femminile che, inteso a deresponsabilizzare l’uomo, proprio nelle due figure giustapposte al v. 94 identifica il referente”.
L’amore per la fidanzata si rifrange ed estende a quello per la città, una Genova che non pretende fedeltà e affetto, che scarica il suo amante di ogni vincolo morale, ma lo attrae in una trappola ben più pericolosa. Ancora una volta, al centro dell’universo caproniano, tornano i caruggi, come luogo magnetico e repulsivo allo stesso tempo. I vicoli diventano metafora di un amore che si estende all’intera città, un amore che porta il poeta, o il comune lettore, ad allontanarsi da Genova, ma allo stesso tempo a ritornarci, a sentirne una profonda nostalgia.
Questa oscillazione deriva essenzialmente dalle opposizioni che dominano il capoluogo ligure, in cui lo splendore di via Garibaldi, Patrimonio Unesco, si affaccia su un vero e proprio postribolo a cielo aperto: dalla luce e l’orizzonte infinito di Spianata Castelletto al buio infernale dei vicoli; dalla pace e la poesia di Boccadasse al caos di Piazzale Kennedy. La Litania di Caproni non poteva fare altro che cogliere e trasformare in verso questa ambiguità così affascinante, che Patrizia Traverso e Luigi Surdich riescono a immortalare, con linguaggi e strumenti diversi, in un testo che dà al lettore l’opportunità di leggere e conoscere una Genova nuova. Una Genova di contrasti. Genova, ch’è tutto dire.
recensione a cura di Alessio Pirashttp://24letture.ilsole24ore.com/2013/07/genova-che-tutto-dire/https://twitter.com/intent/tweet?original_referer=http%3A%2F%2F24letture.ilsole24ore.com%2F2013%2F07%2Fgenova-che-tutto-dire%2F&text=Genova%20ch%E2%80%99%C3%A8%20tutto%20dire&tw_p=tweetbutton&url=http%3A%2F%2F24o.it%2FgB7T0&via=24letturehttps://twitter.com/intent/tweet?original_referer=http%3A%2F%2F24letture.ilsole24ore.com%2F2013%2F07%2Fgenova-che-tutto-dire%2F&text=Genova%20ch%E2%80%99%C3%A8%20tutto%20dire&tw_p=tweetbutton&url=http%3A%2F%2F24o.it%2FgB7T0&via=24lettureshapeimage_13_link_0shapeimage_13_link_1shapeimage_13_link_2

DA 24letture-ilsole24ore.com

DEL 3 LUGLIO 2013